Dolore cronico

Il dolore. Questa volta non parlo di dolore psichico, ma fisico. Quel dolore che dura minuti, ore, giorni e trasforma il corpo in una gabbia da cui vorresti uscire, ma non puoi. Questo tipo di dolore può diventare cronico e allora la vita può complicarsi fino ad assumere sfumature da incubo.

Di solito si distingue fra dolore oncologico e dolore cronico; il dolore oncologico è abbastanza ben documentato e ci sono anche iniziative per cure palliative e supporto psicologico, rivolte anche ai familiari. Questo semplicemente perché il tumore è tristemente molto diffuso. Senza scartare chi volesse un supporto per il dolore oncologico, ho deciso di occuparmi soprattutto del cronico, specialmente di quello idiopatico. Cosa vuol dire idiopatico? Che non corrisponde a una categoria diffusa e ben precisa e non se ne sa la causa, il decorso, nulla. Non c’è quasi diagnosi, nessuna prognosi, pochissimi interventi terapeutici di tipo medico. Insomma, idiopatico vuol dire che un dolore fatto così ce l’hai solo tu. Il che comporta gravi conseguenze. Spesso queste persone non sono credute, è più facile pensarle come “malati immaginari” e dimenticarli. Inoltre non sono un affare per nessuno, perché sono diversi fra loro, non fanno gruppo e quindi non c’è nessuna ricerca. E alle case farmaceutiche non importa nulla di cancellare dalla produzione farmaci che prendono in pochi. Così questi malati sono totalmente abbandonati, spesso derisi, mentre vivono il dramma terribile di un dolore molte volte seriamente invalidante. Esemplare è il caso della vulvodinia. Fino a pochi anni fa le patologie legate all’infiammazione del nervo pudendo non erano considerate interessanti da nessuno e le donne (colpisce soprattutto le donne) soffrivano in silenzio, circondate dall’incomprensione. Poi qualcuno ha cominciato a studiare queste situazioni di sofferenza, ha fatto ricerche e hanno cominciato a fare anche congressi e dibattiti. Questo è stato molto importante per le persone afflitte da questa patologia. Magari non sono guarite (se ne sa ancora troppo poco) ma si sono sentite di nuovo degne di rispetto, delle PERSONE, ammalate, ma PERSONE. In tanti invece sono ancora invisibili. Le cure palliative in Italia stentano a decollare, la medicina alternativa a volte funziona a volte no, insomma siamo allo sbando. Intanto il dolore prosegue, ti logora, ti stanca, ti cambia.  Molte volte l’unica soluzione che viene in mente a chi vive in questo modo è il suicidio. Queste persone hanno bisogno di aiuto. Certo tutti vorrebbero il dottor House e tutti vorrebbero guarire. Il dottor House purtroppo non esiste e le bacchette magiche nemmeno.

La dubbia speranza, Frank Holl
La dubbia speranza, Frank Holl

Cosa può fare uno psicologo di fronte a tanta sofferenza? Prima di tutto offrire ascolto e comprensione, quando nessuno o molto pochi si sentono di darla. E poi può fare una diagnosi differenziale per capire se la struttura di personalità del malato è predisposta a esprimere un dolore psichico in uno fisico. In questo caso ci potrebbe essere la possibilità di una somatizzazione e quindi di un lavoro che vada alle origini del male. E’ però necessario essere precoci, nei casi di cronicità, prima si interviene meglio è. Altrimenti si rischia di arrivare al motore che ha messo in moto tutto, ma ormai la macchina è partita e fermarla è più difficile. Il che non vuol dire che tentare sia inutile. Chi vive col dolore come compagno sa che non c’è via che non percorrerebbe pur di sperare ancora. Soprattutto nei primi tempi; dopo un po’ compare una sorta di rassegnazione. E qui il sostegno psicologico può essere fonte di sollievo: confrontarsi, parlare, non essere soli.

Cercherò di essere molto chiara: NON SONO UN MEDICO E NON SOMMINISTRO FARMACI E NON CURO LE MALATTIE ORGANICHE. Sono uno psicologo e offro SOSTEGNO PSICOLOGICO e una DIAGNOSI PSICOLOGICA. Ancora più chiara: NON SONO UNA CLINICA, NON FACCIO DIAGNOSI MEDICHE. Sono un singolo professionista e non un’organizzazione o un centro. E naturalmente non faccio magie. Anche se un ascolto empatico e sincero, in un deserto di sofferenza e indifferenza, a volte può sembrare una magia.

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